Biografia
Beat Kuert (Zurigo, 3 novembre 1946) è un regista cinematografico, produttore cinematografico e sceneggiatore svizzero considerato da molti critici, come ad esempio il giornalista Ernst Buchmüller e il produttore cinematografico Johannes Bösiger, uno dei più audaci innovatori della sua generazione.
Il processo che portò Kuert da film sperimentali alle arti figurative è contrassegnato dalla sua ricerca dell’immagine quintessenziale che comprende questa intensa energia che si sprigiona. Per raggiungere questo obiettivo, attraverso la performance, Kuert prima materializza un mondo dove immerge lo spettatore nella sua visione, soggetto alle condizioni imposte dagli spazi nei quali avviene la performance. Le immagini ottenute attraverso questa esperienza sembrano composte da figure, ma spesso potenziate con altri linguaggi – calligrafia, testi e performance musicali – e arricchite da titoli espressivi spesso correlati a miti o a opere evocate dall’artista. Rielaborate in studio, attraverso un’indagine successiva, le sue immagini esprimono cose che non hanno mai cessato di esistere ma che continuano a farlo agli occhi del pubblico e che cercano di risvegliare il desiderio di “essere” il cambiamento che stavamo aspettando.
Le opere di Kuert indagano i dilemmi esistenziali dell’umanità. Il primo tema che sviluppa è legato al concetto di tempo. I personaggi dei suoi film fanno esperienza di un’eterna agonia che sovente si trasforma in tragedia. Questa è l’espressione primaria del dolore e della profonda agonia che Kuert identifica come paralisi. L’espressione di quest’angoscia cresce fino a diventare un grido violento per affermare il proprio sé o per cercare una risposta. Nel progetto Donna Carnivora, i suoi personaggi sono distruttivi ed esprimono fortemente il loro tormento. Sono presentati come figure mitiche, sempre femminili, in quanto è nell’immagine della donna che lui distingue l’elemento vitale e sensuale che infine trascende l’aspetto carnale per diventare un simbolo dell’umanità. L’immobilità, i confini, i contorni esterni delle figure hanno lo stesso significato nelle opere di Kuert. Nella sua poetica il colore e un senso di movimento prevalgono sulla definizione precisa di “soggetto”, come si può vedere in Destroyed Lines, che afferma il desiderio di una maggiore fluidità. L’obiettivo è di rappresentare emozioni e mettere assieme, attraverso la loro raffigurazione, le chiavi d’accesso a un mondo interiore. Questa finalità è sempre guidata dalla più ampia ispirazione che l’esperienza può offrire. Quando Kuert entra in contatto con le filosofie orientali, apre i suoi orizzonti a nuovi temi, come in Kan-Longing for Rain; scopre come la distruzione e il caos possono diventare motore di una nuova rigenerazione o cambiamento. Esprime l’idea che non sia la morte a rappresentare la fine, ma l’assenza di movimento. Con la creazione della sua Wunderkammer, la camera delle curiosità di Kuert, la sua visione del mondo si amplia, perché ci sono molte realtà coesistenti che sono sempre lievemente diverse tra loro che tuttavia sono sempre parte di un tutto . Kuert condivide con lo spettatore lo stupore che sente quando sonda l’animo umano e si sforza di farci desiderare di afferrare il senso di meraviglia nella vita di tutti i giorni. Il senso di speranza, di energia, che è sopito in tutto quello che ci circonda è espresso anche nelle serie Moving Mountains e Illustrating Cities. Nella prima serie usa la metafora delle montagne per manipolare le loro forme e donando loro movimento. Nella seconda serie, offre invece un’istantanea di una vibrante New York City. Egli scelse questo soggetto a causa della tragedia che ha toccato la città e la magnificenza che New York esprime per mostrare come le vite degli uomini e le loro abitudini sono sostituiti: è dalle macerie che la ricostruzione è possibile.
Kuert continua a sviluppare il suo messaggio mentre i media che usa si evolvono costantemente. Il filo di Arianna che guida la sua ricerca è l’eterno divenire, in una costante successione dell’apparente dicotomia tra distruzione e rinascita, in cui la prima implica la seconda. L’idea di un tempo circolare è eternamente presente nei personaggi di Kuert, trattate come figure mitiche in uno spazio consacrato nella costante ricerca di una spiegazione o una motivazione che vada oltre l’esperienza quotidiana dell’umanità