Didone

Didone 2019-08-22T23:49:28+02:00

Opere

Biografia

Didone nasce nel corso degli anni novanta, all’approssimarsi del nuovo millennio: e rappresenta, ovviamente, un intrigante alter ego dietro cui celarsi in sicurezza. Lei stessa ricorda ancora come in realtà vi avesse trovato, oltre libertà di espressione, anche un modo efficace per proteggersi e difendersi dal troppo clamore insito nella società contemporanea. La sua vera identità – che non vuol essere ancora rivelata – è quella di una ben nota professionista nel campo del design di interni, arredatrice di chiara fama, appassionata d’arte a tutto tondo che, nel personaggio mitologico-letterario, ha voluto mostrare la propria creatività ben oltre gli schemi del momento. Come conseguenza della fervente ricerca estetica che contraddistingueva il periodo, ella prese indubbiamente vita dall’idea classica che il mito della regina di Cartagine porta da sempre con sé: in ogni caso, più che con il racconto della donna sedotta e abbandonata dell’eroe Enea in fuga da Troia, Didone ha da sempre rappresentato la bellezza esotica di un’estetica assoluta, ricercata e allo stesso tempo decisa, nei confronti di una funzione – la sua culturale, sociale, storica – a cui non volle mai sottrarsi.

Studi classici e storico-artistici intensi e calibrati quindi, ai quali Didone aggiunge l’amore incondizionato per l’archeologia dalla quale recupera l’essenzialità narrativa della linea – carattere distintivo della sua personalità; e per le scienze naturalistiche legate alla storia dell’arte del XVI e XVII secolo, periodi in cui proprio la passione per la scoperta e la meraviglia da wunderkammern andavano di pari passo con il progresso scientifico e culturale. Infine, le esperienze attive in Brasile, in America Latina, in Asia Minore (Libano) e in Europa (Francia, Regno Unito, Svizzera, Italia) completano il suo percorso.

Vive e lavora in Italia.

Il primo intervento di Didone nel mondo del design di interni si colloca, dunque, proprio verso la metà degli anni novanta, a seguito delle numerose occasioni che il suo apprendistato le proponeva quotidianamente nella realizzazione di complementi di arredo di varia natura (tavoli, mobili, ecc…). Ella comprese immediatamente come a una linea elegante derivata dalla personale ricerca estetica dovesse legarsi indissolubilmente il concetto della poli-funzionalità dell’oggetto. Risultò fondamentale in tal senso la progettazione di strutture al servizio dell’arredamento che andassero oltre il banalizzante concetto del complemento d’arredo: creazioni in tutto e per tutto scultura le quali, rigorosamente in tiratura limitata, mostrassero imprescindibile la funzionalità come parte essenziale del loro disegno. Questo approccio rappresenta ancora oggi la firma più evidente della sua produzione: non solo linee, ma apparato artistico vivente.

Il suo processo ideativo è lineare. Chiarita l’idea iniziale attraverso un disegno efficace, il pensiero giunge veloce ai materiali, i quali ne rappresentano in maniera più fisica l’eclettismo: bronzo, ferro, legni pregiati, vetro, pelli dalla ricca conciatura convivono assieme nella consapevolezza di quella assoluta esclusività che, cosa da non sottovalutare, ne diviene punto fondamentale. Così come da tenere in debita considerazione sono lo studio sensibile della classica teoria del colore e un utilizzo controllato della tecnologia di ultima generazione celata in un apparato scultoreo che trasmetta al contempo eleganza e funzionalità.

La splendida credenza in pelle di razza e legno di acero si mostra come una delle sue ultime creazioni: il corpo ligneo trova nella resistenza e nella durezza del materiale le sue qualità più riconoscibili. Alle ante è assegnata invece la ricercatezza del valore estetico più assoluto: confezionate in pregiata pelle di razza, due maniglie in bronzo – realizzate in prima persona dall’artista e raffiguranti il medesimo animale – ne nobilitano, arricchendolo, l’impianto compositivo. Alla plasticità di queste due piccole opere bronzee, Didone consegna tutto il valore che possiede l’analisi sincera della Natura, amplificata da un’indagine precipua del manto dell’animale ottenuto attraverso una serrata e controllata azione scultorea.

Didone indugia dunque sulla preziosità dei materiali e sulle loro difficoltà di lavorazione, eredità di quella passione e di quegli studi compiuti in gioventù che mai l’hanno abbandonata. La linea è pura, essenziale, nella quale si intravede evidente un’ispirazione decó nelle forme ritmiche degli inserti, adesso tradotte in un linguaggio del tutto contemporaneo. L’utilizzo sapiente delle cornici movimenta la superficie, donandole una morbida profondità. Il piede a calice infine slancia l’intera struttura, garantendo stabilità e leggerezza. Il mobile è realizzato in soli 6 esemplari (+2 prove d’artista).

Una matrice di carattere storico-stilistico segna le linee dei due tavolini da salotto, linee che devono a un’immediata ed evidente mutata necessità il fattore predominante nel loro disegno. Il recupero contemporaneo del concetto del tavolino da fumo si pone alla base dell’ideazione del piccolo mobile: Didone aggiunge la forza del disegno minimale al recupero estetico di un oggetto ormai del tutto privato della sua funzione, destrutturandolo in ragione di un mutamento storico inarrestabile. L’impianto scultoreo è assegnato a un apparato tridimensionale di bronzo di stampo naturalistico: esotiche farfalle e gusci di lumaca giganti, foglie e frutti di palma (elementi fisici e mnemonici derivatele dai suoi precedenti soggiorni in Brasile), movimentano le superfici orizzontali, regalando sensazioni tattili caratteristiche del bassorilievo e del più complesso stiacciato. La ricercata patinatura così come il ragionato utilizzo della luce che vibra sui piani scultorei alimentano l’originale tessuto visivo della composizione, protetta da un elegante plexiglas che, con il suo disegno essenziale, ne diviene il piano di appoggio. Le opere sono realizzate in un numero di 6 esemplari (+2 prove d’artista) ciascuna.