Paolo Nicolai

Paolo Nicolai 2020-10-14T10:00:53+02:00

Opere

Biografia

Nasce a Carrara dove frequenta il Liceo Classico ,poi Architettura
all’Università degli studi di Firenze.
Espone per la prima volta a luglio 2020 negli incantevoli spazi di
Paazzo Binelli in occasione della manifestazione White Carrara
Downtown, a settembre viene selezionato con una sua opera come
finalista della categoria “Industrial Design” al Ro Plastic Prize 2020 e
sempre nello stesso mese è finalista con un’altra opera all’ Ecofestival
Plastica d’A-MARE di Roma.
Anni fa per interesse personale comincia ad interessarsi al riuso e
riciclaggio di plastiche e altri tipi di inquinanti presenti nell’ambiente.
Logico quindi subire l’influenza di Damien Hirst subito e di Igor
Mitoraj e della scultura classica greca e romana in un secondo
momento.
Lui stesso ci rivela che : “Quando comincio a creare la mia prima
ispirazione è il soggetto stesso, che sia una diviità o un atleta o un
sacerdote, poi scelgo le plastiche da utilizzare per dargli identità e
colore.
Una volta terminata la immagino come un ritrovamento di
un’archeologia postuma quindi devo trasformarla ancora, logorarla,
consumarla, darle i segni della lentezza del passaggio del tempo.”
E’ sempre emozionante per me accorgersi delle infinite possibilità
della forma e del colore che la plastica può dare, per questo il risutato
finale è sempre incerto e imprevedibile: utilizza la plastica e la resina
epossidica come fossero il nuovo marmo, il nuovo bronzo, metafore
della nuova permanenza, del residuo che ci sopravviverà così come i
marmi classici sono sopravissuti alla classicità.
Non cerca mai il ritorno al passato nè un neoclassicismo proposto per
esaltare i modelli del passato, nè vuole rappresentare il tempo che ne
ha deturpato le forme enfatizzandone il mito; immagina invece le sue
opere come reperti di ritrovamenti futuri, di un’archeologi post
moderna in cui la plastica, con la sua persistenza millenaria, ha
lasciato un seno indelebile.
Le sculture sono costitutivamnte policrome o monocromatiche, la
struttura rimanda alla composizione di immagini digitali, quasi
fossero degli agglomerati inquinanti di pixel tridimensionali.
Il tempo non riesce a biodegradare la sua materia ma sconfitto dal persistere della plastica vince!