Do Konig Vassilakis

Do Konig Vassilakis 2019-08-30T19:42:46+02:00

Opere

Biografia

Nata a Dillenburg in Germania, seconda di quattro figlie, il padre era un mercante tessile e la madre una cantante lirica. I suoi studi d’arte iniziano nello studio del famoso Maestro, Professor Peter Paul Fechner, nella città universitaria di Tübingen, dove comincia per la prima volta con la scultura, continuando poi all’Ecole des Beaux Arts di Losanna.

Nel 1968 incontra lo scultore greco Takis alla Biennale di Venezia e i due vivono e lavorano insieme per sedici anni, da Parigi a New York, a Cambridge, al villaggio spagnolo di Carboneras dove costruiscono una casa sul mare insieme a Soto, Le Parc ed altri artisti francesi e sud-americani che avevano abbandonato Parigi nel 1968.

Takis e Do tornano alla loro casa di Gerovounos, vicino ad Atene, dopo la fine della dittatura greca nel 1974 e per i successivi 10 anni continuano a vivere e lavorare insieme in Grecia.

Nel 1989 Do si trasferisce in provincia di Lucca, dove tuttora vive nel paese di Valdottavo. Lavora lì e nelle fonderie di Pietrasanta e Pistoia. Il suo lavoro è stato esposto in numerose mostre in tutto il mondo.

Le lacrime d’oro di Afrodite

Quando mi sento depresso dal brutto tempo e dal grigiore parigino penso intensamente a una cosa che è ancorata in me da sempre e che provoca piccole ferite di felicità: la Grecia. Non si può dire che cosa sia la Grecia: forse uno stato d’animo, un immenso mare di nostalgia, dove si sente il dolce e tragico canto delle sirene, che sale da sotto la pelle del mare, o dove, marmoreo, qualcuno ti aspetta dietro uno scoglio ventoso.

La Grecia fa un male terribile nel fondo del cuore, un tonfo nell’anima. Per consolarci esistono Kavafis, Theodorakis, Tsarouhis, che hanno ridato la nobiltà alla Grecia moderna dopo secoli d’ombra. C’è Do Vassilakis-König. Sembra che lei abbia raccolto le lacrime d’oro che Afrodite lasciò cadere sul fondo del mare. Macchie di luce che ti aspettano nelle acque di Ithaka, riflessi aurei che ha pescato nell’immenso occhio di Vulcano. Hefestos l’ha stregata e adesso essa, essendo in possesso di qualche segreto antico, lavora i suoi oggetti e le sue sculture con giustezza e semplicità che danno impressione di esistere da sempre.

Sicuramente sono oggetti di culto, di meditazione: forse gli scudi degli eroi caduti sotto le muraglia di Mycene, o grandi lumi che bruciavano sui monti di Delphi. Dopo anni passati in Grecia, Do è rimasta folgorata e i suoi occhi hanno preso la sfumatura del colore del mare profondo. Il suo lavoro è “greco” nel senso moderno. Ha una carica emozionale forte, un gesto sicuro senza inutili complicazioni, e nello stesso tempo è sensuale nel colore del bronzo lucidato, nelle forme tonde, tenere, femminili, lucidate a cuore.

Do crea oggetti d’uso. Sono pochi gli artisti che lo sanno fare. Il suo è un mondo unico, a parte, dove la ricerca di semplicità diventa bellezza. Le sue opere sono là, da sempre. Ci fa molto piacere possederle perché hanno un’aura buona, positiva. Con le sue sculture, la Grecia è più vicina, ma anche più misteriosa. Ho una grande voglia di sapere cosa farà ancora, su quale riva ci sbarcherà.